Francesco Borsotti è un caso? Come pittore, s’intende. E se non lo è, come si può considerare il fatto che la sua attività artistica non trovi in città la visibilità che (a nostro giudizio), meriterebbe) per le caratteristiche e la qualità della sua ricerca? Perché mai l’artista se ne sta (o è costretto ) ai margini della visibilità? Esistono forse ragioni che conducono a scelte privatistiche o a scelte interpretabili come istituzionali. Oppure è, semplicemente causa del carattere e della personalità dell’artista per cui manca l’incontro in materia di comunicazione e di messaggio con l’idea di produzione artistica? Quale possa essere la spiegazione, vien spontaneo recuperare, se la memoria non tradisce, la tesi (tuttora valida) di Nietzsche che ebbe modo di intervenire, a suo tempo. nel conflitto manifestatosi tra l’artista e la collettività: “Se la creatività del buon artista, o pensatore, produce continuativamente cose buone ed eccezionalmente non condivisibili, il suo operato non è da respingere. Tutti gli artisti sono lavoratori, instancabili, non solo nell’inventare, ma anche nelle scelte che confliggono con il gusto comune perchè vagliano, trasformano, preferiscono, etc le sue opere non sono da ignorare…
“Delle scelte artistiche di Francesco Borsotti, pittore di rara artigianalità, del lavoro “ben fatto”, che fa spesso dire “è a regola d’arte”, ma non ha solo scopi estetici (la ricerca del bello), e muove con studio nel campo visivo-figurativo ma anche con immagini “costruite” attraverso si può dire si muove con linguaggio contemporaneo dando una idea diversa del proprio lavoro e della propria produzione, proponendo immagini artisticamente fuori dal solito iconismo religioso, modellate sul paesaggio, combinate in assemblaggi di materiali di recupero e che rivelano sul piano del linguaggio espressivo e del contenuto, un modo di pensare, di sentire e di esprimersi superati. Con tutto ciò egli rivela (da anni!) di essere un comunicatore attento ai messaggi: messaggi religiosi, messaggi tecnocratici, sociali, familiari, culturali o anche semplicemente formali., trasmessi visivamente, spesso di contenuti allegori e smbolici complessi, ma a volte anche semplici e diretti, che in ogni caso per descriverli sarebbero necessari fiumi di parole.
Ogni artista ha il suo modo di esprimersi. Lo chiamiamo stile.. Lo stile di Borsotti si rivela attraverso l’uso del disegno, del colore, dei simboli, dei segni geoetrici, della cose eccetera. Localmente preso è uno stile inconfondibile attraverso cui l’artista interpreta soggetti, conferendo ad essi una nuova espressività e quindi una varietà di significati Nella sua pittura il ricorso s codici di rappresentazione “attuali” non preclude la presenza del disegno, dello spazio, delle forme e della programmazione oltre che di alttre caratteristiche tecniche e materiali, una visione spaziale unitaria e la presenza del messaagio.
Tra gli artisti di casa c’è chi fa ripetuto uso di immagini sempre uguali che tendono a smarrire espressività e originalità . Borsotti segue modelli percettivi e strutture che aiiutano il fruitore attento a riconoscere la percezione visiva sottraendo il messaggio al rischio dell’immagine stereotipata. Nei suoi lavori, spesso cerca di inserie la sperimentazione nelle linee, nelle forme, nelle configurazioni spaziali, nell’inquadratura e composizione, nell’equilibrio e nel ritmo compositivo, nelle combinazioni con altri elemnti (foto, pizzi, stoffe, legni, ecc.)
Per tutto quel che si è detto è un artista che meriterebbe maggiore attenzione a livello locale ma anche provinciale da parte di chi ha ruolo nelle organizzazioni espositive, (Aldo Caserini)