Archivi categoria: ARCHIVIO FORME 70

“Da le part de me mama” Ricordo di Paolo Lezziero, poeta e narratore

Scrivere di uno scrittore amico al quale avevi promesso la recensione di un suo libro e scoprire che quel libro  l’hai dimenticato sotto  una pila di altri libri non letti  ti trovi disarmato . Se poi vieni a sapere che l’amico nel frattempo se ne è andato all’infinito, lascio immaginare il turbamento, anche perché l’amico, era persona estremamente  discreta,  non ti aveva mai “rotto” , ma me lo aveva fatto avere con una dedica: “Caro Aldo, sono Ottanta” E sotto: E’ ora di tornare indietro/  di girare la bicicletta della vita / verso il punto di partenza / verso l’origine del viaggio/ la casa base di tutto”. Firmato: Ernesto Paolo Lizziero.
Paolo lo avevo conosciuto parecchi anni prima al rondò di Sesto San Giovanni, alla Libreria Tarantola, dove ero solito passare i miei intervalli di lavoro. Lui si faceva una passeggiata da Cinisello, a verificare come andava “Confini”, la rivista di cultura che aveva fondato e dirigeva. Da Tarantola avevamo fatto  poi comunella con Gianfranco Grechi, un raffinato scrittore cremasco, che alla  Biblioteca Sormani di Milano era un pezzo grosso e come Lizziero pubblicava da “La vita felice” ed era in procinto di trasferirsi con l’abitazione dal Capoluogo a …appena gli avessero consegnato la villetta in costruzione. Negli anni successivi Lizziero  raggiungeva Grechi in treno a Melegnano e poi, in corriera tutti e due arrivavano a Lodi realizzando quella che chiamavano la “dopolavoristica di turismo culturale”. Con loro si parlava solo d’arte, narrativa, poesia, a volte di giornalismo, di cui veniva scandagliato com’erano affrontate l’avanguardia, patrocinandola, sponsorizzandola, enfatizzandola: “Una nullità”, che non suonava però rifiuto e antagonismo, ma piuttosto una “circonvenzione del gusto”.
Lezziero se ne è andato un anno fa. Trovare oggi le parole giuste che sappiano riassumere il suo passaggio nelle vicende narrative e poetiche – col suo linguaggio chiaro, anche quando era quello usato nelle osterie o quello in dialetto polesiniano usato da sua madre o quello di fabbrica di suo padre – reso semplice, umano, privo di trabocchetti pretenziosi, senza servire teorie astratte – costringe noi a  vedercela con confusione  tra la scrittura e i ricordi di quegli incontri in cui i valori della letteratura e dell’arte sostenuti da Lizziero si perdono in un gioco di valori e discorsi sociali e mediatici.
Da la part de me mama, è un suo libro di poesie , in dialetto ferrarese, con la presentazione di Giampiero Neri  dal Bagatt di Bergamo e successivamente ripreso da La Vita felice, come Un verso Un urlo Una Parola. Sono due raccolte in cui si rtrovano il ritmo quotidiano del lavoro e le voci di strada. Come nei racconto oubblicati da La vita felice: Julie e Amelie, Voci di strada, Nuovi racconti della Bettola, libri di amori femminili, di liti, di sentimenti e storie umane, ricche di nomi femminili.”Pretesti”.
Lezziero scriveva di piccole cose, di tante storie appena accennate ma piene di vita. Parlava di incontri, del clima sociale, del Polesine, della madre, del padre, del figlio Mario, delle rivencazioni del lavoro.
Come narratore e poeta è rimasto ai margini , ma non ha mai smesso di poetare, raccontare, scrivere, di parlare di gente nelle case o in metropolitana, al Rondò di Sesto, nei circoli bocciofili  o in quelle di partito che alimentavano la sua immaginazione.

Aldo Caserini

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AMARCORD: “EL BARBÉ DE OM”

Negli anni cinquanta e sessanta le barberie “storiche” ebbero anch’esse visibilità e ruolo in città. Meno numerose rispetto altre “botteghe” che si andavano diffondendo, ma non meno rinomate e frequentate, furono luoghi di conversevole ritrovo. Come le osterie e i trani. Solo avevano nomi più austeri: Zanoni, Lovagnini, Fugazza, Omini, Messaggi, Canevara, Pino coiffeur, e, unica anomalia, Giuanìn. A fine anno adempievano alla consegna di calendarietti profumati…Una tradizione francese, che la diceva lunga, esteticamente parlando, dei casti gusti e diletti dei tempi andati.
E’ dalle loro botteghe che scaturì, cogli anni Settanta, il fiume che inondò la città di negozi di parrucchiere e quando il francese divenne moda, verranno chiamati coiffeur, successivamente acconciatori. Fu così che la vecchia insegna Barbé de omm, scomparve del tutto dai loro esercizi.
Negli anni Cinquanta, da Zanoni, “all’Incoronata”, era facile incontrare i notabili della città: l’avv.Robbiati, gran collezionista ed esperto di ceramiche artistiche (poi lasciate al Museo), l’avv. Cesaris presidente della Società di Mutuo Soccorso, il baritono Carlo Tagliabue, il pittore Attilio Maiocchi, l’ing. Mattea, pure lui collezionista di pittori lodigiani, il comm. Draghi, presidente degli industriali, il rag. Gallani, direttore della Popolare, il cavalier Pierino Gorla, presidente degli artigiani, il rag. Enrico Achilli, Kilu el pesàt, direttore del quindicinale Rinascimento) l’avv. Umberto Nicolini, suo socio in politica, in affari e in giornalismo, l’ing. Augusto Schmid, fondatore degli Amici della Musica, il rag.Lino Scandroglio, l’ing. Armando Gay (ex sindaco), il dott.Monfrini, il cav. Luigi De Luigi, il prof. Vittorio Beonio Brocchieri, docente a Pavia e collaboratore al Corriere, il ragionier Defendente Vaccari, l’avv.Apollonio Oliva e il prof. Natale Riatti ( che saranno tutti e tre sindaci della città), l’avvocato Premoli, l’ex podestà Fiorini. Insomma, la “Lodi bene”. Le loro signore passavano, invece, le giornate più in là, da Mandelli, sempre nella via Incoronata. Erano tempi in cui la borghesia danarosa cercava le novità, il servizio accurato, il piacere di farsi fare la barba e un panno caldo, che dal barbiere andavano anche per parlare di imprese e di affari. E d’essere “serviti e riveriti” secondo una formula andata in disuso, trattati con grande rispetto, il garzoncino che apriva loro la porta della barberia e il lavorante o il titolare che li accompagnava per l’ultimo grazie. Le barberie avevano le loro regole i loro riti. Da Zanoni era d’obbligo la divisa, la giacchetta bianca e abbinamento uguale per tutti Conferivano un di più della sorprendente freschezza ed efficacia della crema Proraso ( o Prep) sul viso, il panno ristoratore e la spruzzata finale di Floid , che per qualcuno era di Vetiver. Insomma cambiava il modo di radersi in un mondo che, dopo gli affanni della guerra, assaporava la rinascita e il progresso. Bastava però un centinaio di metri dopo i vultòn e orientarsi verso la città Bassa e la musica cambiava. In corso Adda c’era la barbieria di Enrico Canevara, per tutti Rìcu o Rìchetu. Era frequentata dai poveracci, da coloro che allora si chiamavano i “proletari”, perché in corso Adda il taglio di forbice costava la metà rispetto quanto si pagava in centro. Ma, si diceva, era meglio di Pacchioni in Lodino. Quella di Richetu era una bottega a conduzione dove il servizio a credito veniva praticato come dalla posteria di S. Rocco, senza torcere il naso, e questo comportava non avere lavoranti da pagare a fine settimana, il sabato. Anzi, la domenica, perché allora le barberie facevamo servizio anche la domenica mattina.
Richetu Canevara non andava in negozio, alla sua sposa di origini venete diceva che andava a “officiare”. Taglio della barba e dei capelli erano da lui un “rito”. Un rito che iniziava di buon mattino col disporre con ordine sulla mensola davanti alla pultrùna: fòrbis, rasù, penél, savòn, pètin, machinéta, sprussadù, spasséta, alum de ròca, sugamàn e curamèla.
Richetu aveva il talento del tagliatore (di capelli) e del curatore (di barba e baffi) , ma anche del narratore. Sissignori, era di quei poeti orali che quando non c’erano i giornali, in un modo o nell’altro, le storie cittadine le facevano circolare. Chiariamo: tutt’altro che pettegolo. Ci teneva anche a dirlo che la sua bottega l’éra no el lavatoi del Bùrg né de la Madaléna.
Dalla sua bocca impossibile sentir uscire malignità, maldicenze, calunnie. Sussurrava storie vere di barchiroli, lavandaie, straccivendoli, cavagera, poveracci della bassa (lui era un maddalenino), di qualcuno incline o travolto da passione, ma anche di benestanti, frodatori, gabbamondo, avventurieri di buona famiglia. Di questi tipi, in giro a Lodi, allora ce n’erano parecchi. Soprattutto si vedevano frequentare il Casinò dei Nobili in via XX Settembre, e nei momenti di debolezza, il Bar Lodi (che aveva due uscite, in corso Roma e in Piazza Vittoria), il Malaraggia, Il Nazionale, il Gibertin o il Maridati. Le sue erano storie vere, veri i fatti, tutti autenticati. Mi divertivano e per questo ho cominciato a frequentare la sua bottega. Possedeva la stringatezza di un Hemingway, anche se non sapeva neppure chi fosse. Nei suoi racconti, l’uso discreto del materiale autobiografico si oggettivava in una verve linguistica dialettale. Allora i dialetti si parlavano diversamente: c’era quello del Borgo, della Maddalena, del Colle Eghezzone, e quello dei Siuri, del centro. Lo so che è banale dirlo, ma a me pareva uno scrittore prestato alla barbieria (o barberìa, come i vecchi dicevano per nostalgia o perché dava ritmo al dialetto). Per Richetu l’“arte” era la barba.. Aveva il culto della rasatura perfetta. L’affrontava come un celebrante. Diceva che i suoi tempi di lavoro erano lenti non per la vecchiaia, per gli acciacchi. Ma non era vero. Era che si adattava allo scorrere dell’Adda, dolce e modulato, tranne in occasione delle piene. I suoi riposi li passava a guardare il fiume. Diceva che lo aiutava a disbrogliare il filo. Di cosa non s’è mai saputo, con rarità distratta faceva cadere il discorso. ALDO CASERINI

 

 

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AMARCORD. TRANI E OSTERIE A LODI PIU’ DI MEZZO SECOLO FA

Se il cortile era stato per me (e molti altri) la miglior scuola, come ricordava mio padre, allora i trani, come allora si chiamavamo le osterie, a cui si accomunavano gli empori, le buvette e le mescite, sono state, nei secoli, centri sociali. A Lodi sicuramente perché alcune di esse, quando la raccolta dell’uva era ultimata e nei grandi camion con le vasche di legno arrivava dalla Puglia, dove i ragazzi erano chiamati a pigiarla coi piedi, era un’attività per mantenersi, insieme a quella dell’imbottigliamento, e a modo loro veri e propri riti d’epica greca e pagana. Al vino erano riconosciute dal popolo, senza andare dal medico condotto, virtù antiossidanti contro l’invecchiamento cutaneo, rimedio naturale contro emorroidi e la fragilità capillare, proprietà astringenti.

Trani, osterie, empori, buvette, cantine e fiaschetterie erano luoghi d’incontro, di scambio di riservatezze e convenevoli, oggi spariti nell’indistinta famiglia dei caffè-bar-buffet-ristorazione, genericamente chiamati esercizi pubblici di somministrazione alimenti e bevande alla persona (come cita la legge).
I sociologi, allora, non erano ancora di moda, ma qualcuno (penso al crepuscolare poeta locale R.A. Melotti – chissà se qualcuno se lo ricorda ancora?) in parte anticipandoli aveva scoperto che quei posti erano “specchi degli uomini”.
Trani e osterie oggi sono scomparsi. Qualcuno mette il nome di osteria all’insegna del proprio esercizio, ma per raffinatezza. Alcune son state sostituite dai bar-pasticceria, i più raffinati da enoteche, la maggioranza o chiusi definitivamente o sostituiti da anonimi esercizi pubblici che praticano talvolta la tavola calda o fredda dove il mangiare è compianto. In omaggio alle mode che corrono veloci come le lingue parlate, da qualche anno i pochissimi osti rimasti in periferia o nei paesi hanno infranto uno dei pochi tabù che ancora distinguevano i loro locali dai bar, dalle caffetterie, dagli empori e dalle degustazioni, dalle pasticcerie-gelaterie con annesso bar. Le osterie si distinguevano da tutto il firmamento subentrato con il progresso perché, fatte rarissime eccezioni, non entravano femmine, ma solo uomini, l’unisex non era ancora ammesso. Oggi, invece, son cresciuti i locali pubblici frequentati prevalentemente da donne.
Solo cinquant’anni fa i trani (il nome era stato preso dalla città di Trani, dove si producevano tonnellate d’uve e pigiature che davano un rosso pesante che serviva ai piemontesi e ai veneti, che ancora non avevano scoperto le etichette d’origine controllata, per allungare le loro produzioni, finché non scoppiò lo scandalo del vino al metanolo) saranno stati a Lodi almeno una cinquantina. Ne ricordiamo alcuni, perché bastano i nomi ad aggiungere una nota di colore al colore: l’Osteria dell’Esercito, quella del Fante, l’Italia Vùncia, i Tri Scalìn, la Pergula, la Ranetta, la Caccia, Alle Cucine, le Du Ciav, le 7 Curtélàde, alla Bandiera, da Fancìs, da Maggi, La Mezzaluna, il Venezia, il Cacciatori, Joli, Santa Agnese, San Giacùm, l’Emporio Dell’Oglio, Sangalli, Belgrado, Pezzini, El Bidòn, La Grotta, L’Ustòn de La Gata, Il Gancino, San Giòrg, la Bella Italia, il Ring, la Camulìna, la Bassiana, El Ciùsìn, la Solcia, Rovida, Gasparìn, I Portici, El Papagal, al Sandòn, Sùbacchi, Rota, l’Emporio De Toma, Fiocchi, da Rissulòn, i Du Agnei, l’Emporio de Maridàt, el Cavùr, Al Gattino, Campo Verde, al Gas, el Rundò, el Papagal, la Cuncuresa, Streta Nova, da Pasquìn, Ai Rati, Le tri Cà, da Pezzini, El Vultòn, la Pissa, Valente, el Genuves, la Busa, La Solcia, Revelìn, da Portoso, Sant’Antoni, Le Ferrovie, da Cavagnin al Pratél, Quattrocalici a Tureta, ai Mùti, da Carlo al Revélin, ecc.ecc. Alcune di queste osterie hanno chiuso definitivamente poco dopo finita la guerra, altre hanno lasciato il posto ad attività più lucrative, altre si sono trasformate con l’andar degli anni, finanche in pizzerie. Alcune di esse erano collegate alle vigne che i titolari conducevano in Puglia, a Trani appunto, a Minervino Murge, a Barletta, a Ruvo di Puglia. Sono informato perché mio zio Nicola era di quelle parti e ogni anno scendeva a controllare il raccolto ela pigia.. Ricordare le osterie di Lodi è un po’ come ricordare il dialetto, le caratteristiche distintive della vecchia società anteguerra e quelle della differenza dopo gli anni cinquanta, che hanno demolito il monolitico e l’omogeneo della povertà nel nome della molteplicità e dell’eterogenità, a favore delle mezze-classi e delle mezze maniche impiegatizie, degli affari e della concorrenza, mettendo in evidenza quanto è contingente l’oggi, provvisorio, variabile, incerto, instabile e mutevole, dopo avere cancellato le differenze culturali e con esse la poesia del lavoro e della terra.

Aldo Caserini

 

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65 ANNI DI INFORMAZIONE GIORNALISTICA. Riconoscimento alla carriera della Amministrazione civica

Ex Chiesa dell’Angelo: Aldo Caserini riceve la targa dal vice sindaco di Lodi

 

Testo dell’intervento  di ringraziamento di Aldo Caserini in occasione  della consegna da parte della Amministrazione comunale di Lodi della targa alla carriera giornalistica per   65 anni di attività:

Sono grato d’essere stato ricordato prima che in qualche altra circostanza inquietante. Obbligato per l’attenzione che amici, colleghi giornalisti, l’ Amministrazione comunale hanno inteso consegnarmi per i miei sessantacinque anni nel mondo dell’informazione.  Sono grato oltre che per me stesso perché considero il riconoscimento una testimonianza al lavoro. Il giornalismo non è niente di singolare, se non per il rispetto che richiede di certe regole etiche e morali. E’ un mestiere che deve molto dalla bottega; una attività non una professione (anche se obbliga all’iscrizione a un Ordine professionale); soprattutto è un carico (di lavoro) che deve tenere conto del sistema di produzione e dei suoi apparati.
Accetto il riconoscimento come una attestazione rivolta a tutti coloro che si dedicano a quell’ impresa che è il giornale; come atto di rispetto verso chi vi lavora e vi si dedica. Lo dedico a ricordo di coloro alla cui bottega mi sono avviato e che voglio citare: Bruno Zanella (Bolettino della Pubblicità e degli Affari), d. Piero Esposti, d. Mauro Pea, d. Luciano Quartieri ( Il Cittadino di Lodi), Giovanni Riu, Luigi Oliva, Age Bassi (Il Broletto) , l’avv.Antonio Ghisi (Lo Sportivo lodigiano) e il musicista Giovanni Spezzaferri ( Arti) che negli anni Cinquanta-Sessanta hanno rappresentato in città un giornalismo di voci individuali, di non comune linguaggio e di molteplici verità. E – cartolina personale – non voglio dimenticare la paziente indulgenza e rassegnazione sopportate da mia moglie Fausta.
In tanti decenni sono transitato attraverso modi e stili diversi di affrontare la notizia: dalla cronaca sportiva al resocontismo delle sedute consiliari locale, dalla nota politica all’economia statistica, per approdare infine al giornalismo culturale, un terreno in cui si coltivano prodotti disuguali: la poesia, la letteratura, l’arte, la musica, il cinema. Tutti con un loro linguaggio e un loro vocabolario.
In questo universo ho scelto la parte del notista d’arte, per distinguere il mestiere dall’attività specialistica vera e propria, rappresentata dagli storici dell’arte, dai critici, dai semiologi e dagli studiosi di estetica.
Rendicontare l’arte e la cultura oggi implica rischi: che quanto si scrive finisca nella noia o nell’inconcludenza, peggio, nell’ incomprensione o nel disaccordo. Incognite, confesso , alle quali non sempre riesco sottrarmi.
A parziale giustificazione il fatto che nell’ultimo mezzo secolo il linguaggio espositivo di riferimento si è composto pieno di significati, di identificazioni e di clichè, di definizioni arbitrarie, di ri-classificazioni eccetera fino al paradosso ultimo: che in generale i discorsi sull’arte, anziché essere costellati da interrogativi finiscono riempiti di luoghi comuni e giudizi usurpanti, il cui retroterra è di sostanza promozionale e pubblicitaria,  non solo condizionato dalla natura amicale dei  rapporti personali e che, raramente, combinano con l’attenzione e la riflessione critica.
Ringrazio perciò Beppe Cremaschi, collega che mi ham dedicato tante parole, ma soprattutto perché ha distinto nel mio lavoro la presenza di ostinatezze e di provocazioni con ho cercato e tento di sottrarmi a posizioni di appiattimento e di consenso non motivato.
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NOTE & POLEMICHE

L'ECO SUDMILANESE, San Donato MIlanese

L’ECO SUDMILANESE, San Donato MIlanese

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Ricordo di Ivo Giolo (1918 – 2005), pittore e scrittore

Ivo Giolo e UGo MaffiSono dieci anni passati che Ivo Giolo ci ha lasciati. Troppi per rinverdirne la memoria?
Gli anniversari si stagliano spesso su uno sfondo di silenzio, quel silenzio che poi cessa di accompagnare la successione delle parole in quella tipica relazione di contrasto che si stabilisce tra figura e sfondo. Imbavagliato dal silenzio, il ricordo è destinato ad essere sempre più silenzioso, a diffondere quel vuoto che le parole non riescono a riempire.
A Montebelluna Giolo fu ricordato con una mostra voluta dalla moglie Gina Zammichele alla sede della Pro Loco, a Lodi nulla. Oggi lo ricordano solo i pochi che frequentavano con lui il “Nino”, l’“Aquilone”, “Fra Diavolo”, il Salotto Letterario, e che reclamano di non imbavagliare il suo ricordo nel silenzio.
Classe 1918, nato a Rovigo e lodigiano dai primi anni Settanta, Giolo ha diviso i suoi interessi in modo eclettico: è stato musicista, scenografo, poeta, scrittore, giallista, resocontista per “il Cittadino” e per il “Corriere dell’Adda”. Ha fatto parte della città come le strade dove ha vissuto ( viale Milano, via Milite Ignoto, via Borgo Adda). Il suo esordio al “Nazionale” dei fratelli Sichel nel 1980, con una mostra naif. Poi solo insieme agli altri, ai tanti dell’Ada Negri e l’ultima volta alla galleria Oldrado da Ponte. E’ stato un “personaggio”, un signore qualunque sempre tirato a lucido, forse per dire a chi non lo sapeva, che aveva lavorato in Montecatini prima d’essere narratore, violinista, poeta, pittore, aiuto-sceneggiatore, giornalista.
Ha condotto la propria esperienza pittorica fuori da ogni azzardo, in equilibrio sopra i sentimenti, legando i colori alle inquietudini e alla mobilità del suo animo. Più che la tecnica, nelle sue tele era l’anima a raccontarsi. Lo spazio (inventato), qualcosa di più di una semplice superficie colorata, un modo per allargare i cieli, di trasformare i luoghi in sceneggiature. Risultato: una pittura semplice, immediata, intrecciata con gli impulsi e i sentimenti.
Ma c’è un aspetto di Ivo Giolo che è rimasto sempre in ombra e che riguarda la sua attività di scrittore. “Da dove gli venivano le idee?” per i suoi romanzi, si chiese una volta De Vecchi, presentando al Genio Racconti dell’Adda . Probabilmente da sua nonna. quando attendeva il rientro del nonno dall’Austria dov’era a commercializzare cavalli.
Al Salotto confidò: “ Mio nonno aveva grandi baffoni, mia nonna no. Mia nonna raccontava le sue storie, spesso inventate, in serate noiose e interminabili. Le idee gli venivano fuori anche dalla noia. Anch’io ho delle idee solo quando mi annoio. Allora, per vincere la noia, mi metto alla macchina da scrivere e mi passa”.
Per questo i suoi racconti iniziano con “c’era una volta”. Perché tra ciò che era accaduto e il racconto vero e proprio Giolo lasciava passare tempo. Il tempo della noia.
Il fatto che raccontiamo cose passate, non ha a che fare solo con la nostalgia ma con il tempo che un racconto richiede. “Tempo lungo” in veneto significa appunto nostalgia. Ambientati in America i gialli di Giolo hanno una verità personale: sono stati allestiti tra l’Adige e l’Adda .

 

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INDICE DEI NOMI E DELLE IDEE ( 2016, 2015, 2014, 2013 )

ARCHIVIO Forme 70

 (Anno 2016)

imagesB697DGYOMOSTRE – ARTISTI- AUTORI:
AMORIELLO Elena, †ARCHINTI Ettore (2, †AUSTONI Angelo , BENZONI Caterina, BORSOTTI Francesco (3), BOZZANI  G. Carlo, †BEONIO BROCCHIERI Vittorio (pittore, letterato), BRUTTOMESSO Vanda, †CARRERA Gino (2), CHINOSI Angelo (fotografo),  COLIN G. Luigi, COMIZZOLI Fabrizio(fotografo), COTUGNO Teodoro (2), CURTI Pierpaolo,  DELLA TORRE Enrico, DE LORENZI Loredana (2), DIEGOLI Mario, ‍†ESPOSTI Umberto , FEDI  Fernanda, †FRANCHI Gino, GAGLIARDI Pino (fotografo), GOLDIN Nan, †MAFFI Ugo(4), MARCHESI Franco,  MARCHITELLI Antonio (fotografo), MAZZA Antonio(fotografo) , †MARZAGALLI Paolo, †MENARDO Roberto(fotografo) , MONTICO Gigi, MORANA Simone (fotografo), MORI Paola, NINZOTTI Corrado (fotografo), †NOVELLO Beppe (pittore, scrittore) ORSINI Giuseppe (fotografo), PEDRINAZZI Maurizio (fotografo), POLONIOLI Marco (2) (fotografo), PALAZZINI Angelo, RAPETTI MOGOL Alfredo, RAZZINI Franco (fotografo) (3), ROSSONI Adriano, RUBINI Elia, TENCONI Sandra, TERZINI Pietro, VOLPI Luigi, ZOCCHI Ettore
FOTOGRAFI (Scheda segnaletica)::  BERTO Paolo (2), COLIN G. Luigi, CHINOSI Angelo, COMIZZOLI Fabrizio, GAGLIARDI Pino, GOLDIN Nan, MAZZA Antonio, MENARDO Roberto, MARCHITELLI Antonio, NINZOTTI Corrado, ORSINI Giuseppe, PEDRINAZZI Maurizio, POLONIOLI Marco 2) , RAIMONDI Antonio, †STROMILLO Pericle (poeta, pittore), †VANELLI Felice
EVENTI & COLLETTIVE:
Festival della Fotografia Etica (Lodi), Museo della Stampa e della Stampa d’Arte (Lodi), Giorni in Versi (Tavazzano), Cesaris per le Arti visive (Casalpusterlengo), Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Pavese (San Donato Milanese), Prismi – coll., Cesaris (, Casalpusterlengo);
LIBRI RIVISTE-RECENSIONI:
I POETI E LA CRISI ( Amedeo Anelli e Guido Oldani), †ECO Umberto (ricordo), LUCIDO E BELLO (Cesaretti Gino), BUONGIORNO ADDIO (Mennillo Francesco), PERIMETRI E distanze (Riccioni Alessandro), KAMEN’ n.48 (Ursula Le Guin, BIBLIOTECHE E ARCHIVI LODIGIANI (Mazza Antonio) LA FARAONA RIPIENA ( Oldani Guido), REALISMO TERMINALE (Oldani Guido)minale), SALOTTO LETTERARIO, (Antologia 2016), LOCUS SALARANI i n.3), IL BRADIPO,
L’OPINIONE:
La critica, inutile nascondersi, Mostre e marketing, Mostre e Blockbuster, Cinque anni di Forme 70

(Anno 2015)

CriticaMOSTRE-ARTISTI-AUTORI : ABBOZZO Edgardo, ANELLI Amedeo (3) (poeta, critico), ANGELINI Alessandra, AGNELLO Antonella, ARGENTIERO Margherita, ANSELMI Monica, AZZI Emma, BARLETTANI Massimo, BAJ Enrico, BASSI Bassano, BASSI Giacomo Massimo, BELLINI Marisa, †BAZZARELLI Eridano, BENEDETTI Arrigo ( letterato),   BERTO Paolo, BIANCHI Guido (fotografo), BIANCHI Federico (fotografo),  BELLINI Maria, BIANCHINI Luigi, BIANCHINI Pietro, BOCCARDI Sandro (poeta, musicologo), BOCCHIOLI Angelo (fotografo) BOFFI Luca (Alberonero), BONALDI Pietro, BONOMI Giancarlo,  BOSONI Angelo, BRACCHI Tino, BRUNELLI G. Piero, BRUSON Francesco (fotografo), BUTTABONI Riccardo,  CALIA Tindaro (2), CARRA’ Luca (fotografo), CARTIER-BRESSON Henry (fotografo), CASORATI Felice, CAZZULANI Cesare, CERRATO Annita (narratrice), CERRETTI Mino,  CHARTA (casa editrice), CHINOSI Angelo (fotografo), CITERNI Liliana  CONFALONIERI Franco (fotografo), COTUGNO Teodoro (3), †ESPOSTI Umberto,  EX-LIBRIS, DE LORENZI Loredana, DE SIMONE Antonio (fotografo) DE ZAN Guido, DI BENEDETTO Tina, FRANZINI Carlo, FARAONE Giuseppe, FERRARI Agostino, FERRI Oliviero (fotografo), FONTALBA Luisa, FORMAGGIO Dino, GALLOTTA Bruno (2), †GIARELLI Francesco, GIRARDINI Annarosa (narratrice), GIPPONI Tino (critico, collezionista, scrittore),  GNOCCHI Alberigo, GORLA Daniela, GUERCILENA Mariolina, HOKUSAI Katsuhika,  KALOSF, KAMEN’ n. 48, KIKOKO, LECCA Sandro (Fotografo), LODIGIANI Francesco M.,  LOI Franco (poeta), LONGARETTI Trento, MACADAN Eliza (poetessa), MAIETTI Andrea (scrittore), MAESTRONI Paola, †MANZONI Piero (2), MARCHESCHI Daniela (2), MARCHESI Franco, †MAIORCA Giulio, MAROTTA Maurizio, MARTINELLI Giò,  †MARZAGALLI Paolo, †MAURI Giuliano (2), MAZZA Antonio (fotografo), MENARDO Roberto (fotografo), MENNILLO Francesco (poeta), MONTEMEZZANI Liviana, MONTICO Gigi (2), MORANA Simone,  M†ORANTE Elsa (scrittrice), MORI Paola, MOROSINI Anna, MULAS Maria (fotografa), MUNARI Cinzia, NEGRI Tonino, NEGRI Stefania (poetessa),NOORDA Bob, NOVELLO Giuseppe, (2), OCCHIATO Simone, OLDANI Guido, ORSINI Giuseppe (fotografo), PALAZZINI Angelo, PANELLI Marilena (3), PIN Li, PIZARNIK Alejandra ( poetessa), POLETTI Luigi, PRAVETTONI Davide (fotografo), PRINELLI Gabriele (scrittore), PENTAGRAMMATICI, RAZZINI Franco (fotografo), RICCIONI Alessandro (poeta), PERUGIA Franco, PETRO’ Paolo, PRUONTO Dario, PEZZOTTI Gianluigi, PICCINNI Serena, PISATI Angelo,  †REBORA Clemente (poeta), REDONDI Pietro (fotografo), REGAZZONI Domenica, RIMI Margherita (poetessa), ROSSETTI Brigitta,  ROSSON Adriano, SBARUFFATI Simone, SCAMUZZA Gabriele (scrittore, critico), †SCIARDELLI Franco (stampatore), SECCHI Pino (fotografo), SERNAGLIA Rino, SCHROED David ( fotografo), STEINER Albe, TONELLI Antonio (2), †TREGAMBE Girolamo, TORUN Yener (fotografo), VAILATI Gabriele (2), VALENTINAKI,  †VERTIBILE Enzo, †VIGANO’ Silvia, ZANONI Paolo (fotografo).
LIBRI-RIVISTE- RECENSIONI: KAMEN’ n.46, KAMEN n,47, HOKUSAI (Gallotta Bruno), ERA FARSI ( Margherita Rimi), IL NOVECENTO vol. primo (Amedeo Anelli e Guido Oldani ), LA VERIDICA STORIA DI M. COSWAY (Tino Gipponi), BUONGIORNO ADDIO (Francesco Mennillo), BIBLIOTECHE E ARCHIVI LODIGIANI (Antonio Mazza), PERIMETRI e DISTANZE (Alessandro Riccioni), LA GUERRA E’ BELLA MA… (Paolo Monelli e Beppe Novello), LA FOLLIA DI DELIA  (Annarosa Girardini), IL SAMMARTINO (Anita Cerrato), 42 VOCI PER LA PACE (Sandro Boccardi, Amedeo Anelli), IL SALOTTO LETTERARIO DI LODI (Antologia n.3); POETI PORTOGHESI E LUSOFONI (Kamen’), LA VERIDICA STORIA DI MARIA COSWAY (Tino Gipponi),  MILANO CITTA’ EFFIMERA ( Pietro Redondi e Franco Confalonieri), ANESTESIA DELLE NEVI (Eliza Macadan), HO IL TEATRO NEL CUORE (Federico Leone Bonfanti), CONFIDENZE SUL FAR DELLA SERA (Andrea Maietti), MANIFESTO PER IL FUTURISMO STATICO (Enrico Baj). OSCILLAZIONI (Negri Stefania). IL DESIDERIO DELLA PAROLA (Alejandra Pizarnik), IL MISTERO DI MARIGNANO (Gabriele Prinelli), DUE DIMENSIONI (Albe Steiner).
L’OPINIONE : La scatola nera delle stronzate; Condizione giovanile, le parole che contano e le parole che mancano; Leggere la crisi della ceramica lodigiana; Contro la comunicazione nella critica d’arte; Un catalogo senza sale; Menomale c’era il precario di Soncino; Contro il terrorismo e la libertà di stampa; Formesettanta:4 anni di approfondimenti in rete.

(Anno 2014)

ARTE CRITICA imagesARTISTI, AUTORI, MOSTRE:  AAArt (collettivo), †ABBOZZO Edgardo (4), ALFANO Roberto (3),  AMMANNITI Nicolò (narratore), ANELLI Amedeo (5), ANGELINI Alessandra, ANSELMI Monica (3), ARGENTIERO Margherira (2), ARMIGERO Luca (2), BACIOCCHI Maura, BAJ Enrico(2), BALDI Andrea, BALDI Mattia, †BELLINZONI Giovanni (gallerista), BELO’ Flavia (2) ,  BELOLI Marco, BERNAZZANI Ornella (scultrice), BERTONI Davide, BESTIARIO DI ABERDEEM (collettiva), BIANCHI Guido (2) (fotografo), BIANCHINI Luigi (2), †BIGNAMI Osvaldo, BOCCARDI Sandro (poeta), BOFFI Luca,  BONAFINI Marco, BONI Aldo, BORGONOVO Angelo, BRACCHITTA Sandro, †BRAMBILLA Federico,  CALABRO’ Vico ( srittore),   CALIA Tindaro, CAOTICA (collettiva), CARTE D’ARTE (XVI), CARTELLA per un amico (VIII),  CASALI Giorgio (fotografo), CAVALLO Luigi, CESARI Andrea (3), CIUSANI Valentino, CORNALBA Luisa, CORVI Lele (illustratore), COSTA Goffredo,  COTUGNO Teodoro (6). DALLARA Tony, DE BERNARDI Franco (2), DE LORENZI Loredana  DELLA CHIESA Giovanni, †DELLA CHIESA Matteo, ELLIOT Hervitt (fotografo), , ESPOSTI Umberto, FAYER Carlo, FEDI Fernanda (2),  FERRARI G. Mario, FRATTI Carlo, “GALLERIA LA CORNICE”, GASPAROTTO Carlos Marcos, GIACCHERI Paolo Francesco, GIANOTTI Franco, GINI Gino (2),  GIOVANNINI Romeo (poeta),  GORLA Daniela, GRIGNANI Roberto (fotografo), HONCKNEY David, II CONCORSO DI XILOGRAFIA LODI, IV CONVEGNO INT. STUDI SULL’UMORISMO, IV PREMIO NAZ. GINO CARRERA,   †LANZANI, † LEGNANINO, “LIFE”, collettiva, LODIFACERAMICA IX EDIZIONE collettiva, “IN HOC SIGNO…” (collettiva), MANGIONE Domenico (2), MARCHITELLI Antonio (fotografo),  MUGGERI Albero (fotografo), MULAS Maria (fotografa),  KIKOTO,  MADDALENA Sandro (fotografo),MAECART Expo 2014 (collettiva),  †MAFFI Ugo (2), MARCHESCHI Daniela (critico, scrittrice),  †MARCHINI Vitaliano (scultore), MARICONTI Andrea, MARINI Claudia (2),   MARTINENGHI Alberto (fotografo), MARUBBI Mario,  †MARZAGALLI Paolo, MENARDO Roberto (fotografo), MILANESI Aldo (scrittore), MINETTI Giovanni (ceramista),  MINOJA Oreste, MONTEMEZZANI Mattia, MONTICO Gigi, †MORENA Alberico, MUGGIAINA Davide,   NEGRI Paolo (fotografo),  OCCARI Carolina Marita, NEGRI Tonino (ceramista), “NUOVE GENERAZIONI DI ARTISTI LODIGIANI”,  “OLDRADO DA PONTE “, ORNAGHI Clara, PAGLIA Canille (critica), PALADINO Mimmo, PALAZZINI Angelo, PALLAVERA Ferruccio (storico, scrittore), PASSERINI  PERMANENTE (la) cerca il rilancio,   PERONI Miriam, PEZZOTTI Giangi,  PICCOLO MUSEO DELLA POESIA, PISATI Angelo (ceramista) (2),  †PODINI GARBELLI Gabriella, POLONIOLI Marco (Fotografo), †PONTIGGIA Giuseppe (scrittore), PRAVETTONI Davide (fotografo), PRINA Alberto (fotografo), RAZZINI Franco ( fotografo), RISSET Jacqueline (fotografa),  “PREMIO NOVELLO” (2), KIKOTO, ), PUGLIA Domenico (fotografo), RAZZINI Franco (fotografo), ROSSONI Adriano, SAMBUSIDA Giuseppe (architetto),  †SASSU Aligi, SATOLLI Emanuele (fotografo), SECCHI Giuseppe (fotografo) (2), †SCURI Enrico, SILVA Giov anna (fotografa), SIMONETTA Marcello (4), SUZZANI Enrico (2),  STAGNO CHICCO Maria,  †TARQUINIO, Sergio, , TELLI Laura (fotografa), TERZINI Pietro (2), TBR 6326 (collettiva), TIMONCINI Luigi, UGGE’ Marco  †UGGERI Mario (illustratore), UPIGLIO Giorgio (stampatore), †VACCARINI Bassano, VACCARO Vito, VAILATI Vittorio, VANELLI Felice (2), VANELLI Sirio (fotografo),  VARALLI Olga (scultrice), VERNA Gianni, VOLPE Daniele (fotografo), WAEHOL Andy, WORL REPORT AWARD IV,  PREMIO (XXVIII)  POESIA MONTANO, GIORNATA (10a) DEL CONTEMPORANEO, †SCAPIN Giancarlo (ceramista),  †SEGALINI Piero, †VOLPI Luigi, XERRA William, ZANONI Paolo (fotografo), L’OPINIONE: FORMESETTANA, tre anni di approfondimenti; Tutti giù per terra, , Come rieducare al gusto i ragazzi; Repetita iuvant. A proposito di marchette e stroncature;
LIBRI RIVISTE RECENSIONI: ♦IL DUOMO DI LODI DAL BAROCCO AL ROMANICO  (Ferruccio Pallavera)
 ; ♦LODI, PIAZZA MAGGIORE E DUOMO (Teodoro Cotugno); ♦UN CATALOGO CHE RIMETTE IN FORMA (Rino Sernaglia), ♦123 POESIE ( Pietro Terzini  ), ♦SANT-ALBERTO VESCOVO  (Igino Passerini), ♦PSICOLOGIA INVOLUTIVA (Roberto Alfano), ♦I MIRACOLI DELL’INCORONATA (Antonio Mazza), ♦LA CATTEDRALE DI LODI (Giuseppe Sambusida), ♦ABDUA COERULUS (Mario Marubbi), ♦KAMEN’ n.45 Sez. Poesia, (Giuseppe Pontiggia), ♦ANTEREM n.88, DIARI PARALLELI (Luigi Cavallo Luigi, Marcello  Simonetta),  ♦SEDUCENTI IMMAGINI ( Camille Paglia), ♦GRAFICA D’ARTE n.96, ♦UN GUERRIERO IN FILIGRANA (Edgardo Abbozzo), ♦STORIA DE CASAL e ♦COLGO L’OCCASIONE… (Aldo Milanesi).

(Anno 2013)

CriticartARTISTI-AUTORI-MOSTRE : ABATE Claudi (fotografo), ANELLI Amedeo (5), AMORIELLO Elena, ARTE CORTINA (collettiva), ARTE PSICHICA, ARTIST’S Book (collettiva), ASTI Giuseppe (art.ferro), ANGELINI Alessandra, BAGNOLI Riccardo (fotografo), BARBIERI Federico, †BASILICO Gabriele (fotografo) (2), BELLANI Giovanni Giuseppe, BELLINI Maria, BELLOCCHIO Daniele ( reporter), BELO’ Flavia, BENZONI Caterina (ceramista) (2), †BERTARELLI Achille (collezionista), BERTONI Davide,  BESTIARIO – 15 italiani a Venezia (collettiva), BEVILACQUA Elisabetta, BIANCHESSI Peppo,  BIANCHI Guido (fotografo), BIANCHINI Luigi, BIDOLI Alessio (musicista), BIENNALE Venezia, 55a (2), BIENNALE d’arte Lodi, 4a (3)  †BO Carlo (letterato) , BOCCHIOLI Angelo (fotografo), BODONI Giambattista, †BONALUMI Agostino, BORELLA Pasqualino (fotografo), BOSSAGLIA Rossana (critico), BOTTONI Angelo, BRAGA Alessandro (scrittore), BRUTTOMESSO Vanda, CALABRESE Adamo, CAMPO GRAFICO (collettiva), CARELLI Roberto (fotografo),   †CARRERA Flavio (3),  †CARRERA Gino (2), CASAIDEA Tavazzano, CESANA Carlo Ottavio (fotografo), CHANDRINKAEGO (fotografa), CHAR René, CINQUANTA Adam (2), CIRIELLO Raffaele, COTUGNO Teodoro (4), CORTINA Renzo (collettiva), COVER STORY (collettiva), †CRIPPA Roberto, CROCE Ivan, CUNEAZ Giuliana, †DEGAS Edgard, ECO Umberto (massmediologo),  †ELENA Giuseppe, FAVARO Giovanni, FEDI Fernanda (2), FERRARI Gian Mario, FERRI Oliviero ( fotografo), FESTIVAL FOTOGRAFIA ETICA (collettiva), FIORI Salvatore (scultore), FOTOGRAFIA ASTRATTA in Italia, †FRANCHI Gino (ceramista, scultore), GANDINI Nadia, GATTI Vincenzo, ,  GHILARDI Elena (2), GIPPONI Tino (critico), GLASS HUS (collettiva),  GRECCHI Gabriele, GONG (collettiva), GRUPPO OTTANTA (collettiva),  HANNOND Robib (fotografo), HANSEN Fritz (architetto), HOCHSCHEID Oda( musicista), ISTANTANEA (L’), XX (collettiva), KAMEN’ n.43, LIUTERIA ROMANTICA CASAIDEA,  LODIGIANI XXI SECOLO (collettiva), LONGARETTI Trento, MAFFI Ugo (2), MALOBERTI Marcello, MANCA Pier Antonio (2), MANZONI Piero, MARCHESCHI Daniela (2),  MARCHETTI Paolo (fotografo), MARCHITELLI Antonio (fotografo) (3), MARICONTI Andrea, MILAN IMAGE ART FAIR (collettiva) MATTIONI Sabrina, MISSIERI Bruno, †MONICO Angelo, MONTICO Gigi, MIZU Tomoko, MOLTENI ZANESSI Barbara (fotografa), NATURARTE 2013, NEGRI Marco, NISSEN Mads (fotografo), NOVELLO Beppe, OLDANI Guido (poeta), OLDRADO DA PONTE (collettiva), ORSINI Giuseppe (fotografo),  PADIGLIONE TIBET (collettiva), PALAZZINI Angelo, PALLAVERA Antonio (fotografo), PELIZZARI Valerio (scrittore), PENTAGRAMMATICI (collettiva),  PICCOLO PRESIDIO POETICO, PILON Valerio,  POLETTI Luigi, PONTIGGIA Giuseppe (scrittore, poeta) (2), PORCELLI Vittorio (illustratore), PINTO Roberto, PREMIO Celeste X ed., PREMIO Shanghai II ed., PREMIO CARRERA Gino Iv ed., PREMIO Brambati, REGAZZONI Domenica (3), RIMI Margherita (poetessa), ROSSON Adriano, ROTONDO Carlo (fotografo), RUBINI Ilia, SALONE DEL LIBRO, ed. XXVI, SABBADIN Elda Aida, SCAPIN Giancarlo (ceramista), SCHIAVO Leonardo, SECCHI Pino (fotografo), SERNAGLIA Rino, SEMINA VERVI X ed., SIDOLI Sante, SIMONETTA Marcello (3), SOFFIANTINI Cesare,  STISTON Brent (fotografo),SUZZANI Enrico,  SYRINX ed 3 (collettiva) ,TIMONCINI Luigi (2),    TOMASI Fulvio, TRESOLDI Franchina, TRIPLA A (collettiva), UPIGLIO Giorgio (stampatore), VALLA Riccardo (fotografo), VOLPI Luigi, VIGNETTISTI tra satira e ironia (collettiva), WEREMEENCO Bruna,

LIBRI RECENSITI 2013

♦ Mondi di Marco Negri
Il falò delle novità di Stefano Bartezzaghi
Destino a sorpresa di Daniela Marcheschi
In Battaglia. Quando l’uva è matura di Valerio Pelizzani
♦ 
Esposizione di Stefani Zaliani
♦ Quattro pittori per un poeta,  trad. Luigi Cavallo
Scritti sull’Arte di Remo Pagnanelli
♦ 100+1 libri d’artista a c. di Fernanda Fedi e Guido Guidi
Il rottamario. Quasi un anno di vignette di Alessandro Colonna
♦ Chiese e oratori di campagna a Tavazzano di Gabriele Prinelli
Arie da concerto di Alberto Raimondi
Storia delle abbazie tra Chiaravalle e il Po lungo l’Adda di Antonio Mazzi e Ferruccio Pallavera.

 

L’OPINIONE / Interventi:

Politica culturale e territorio; Il ruolo delle mostre oggi; XXVI Salone del Libro di Torino: Il rapporto arte-impresa; ; Lettera ai lettori di Formesettanta; L’obbligo di stare al gioco; Dove va l’arte attualista?; Umberto Eco: lezioni di bibliofilia; Fiere dell’arte e la dimensione commerciale; Artigianato artistico, risorsa dimenticata; La cultura e la veduta corta degli enti locali; La crisi del libro e della lettura; La Biennale d’Arte di Lodi; Cataloghi d’arte, un ponte tra l’artista e il fruitore?; Il ruolo della cultura e i menestrelli dei mercati culturali;La ricetta delle mostre collettive;Teatri e vita teatrale a Lodi

 

 

 

 

 

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CASERINI conferenza Scan_Pic0014

Formesettanta : Analisi del 2015

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per questo blog.

Ecco un estratto:

La sala concerti del teatro dell’opera di Sydney contiene 2.700 spettatori. Questo blog è stato visitato circa 25.000 volte in 2015. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 9 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

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RILETTURE: LUIGI CAVALLO e MARCELLO SIMONETTA “DIARI PARALLELI”

MARCELLO SIMONETTA: Acquaforte (1975)

MARCELLO SIMONETTA: Acquaforte (1975)

Anno 1975, esce per la Errepi Volumi d’Arte di Milano una edizione in 500 copie di Diari Paralleli di Luigi Cavallo e Marcello Simonetta, un’opera in cui i testi del primo (critico, saggista e poeta) e del secondo (pittore, scultore e grafico) si incontrano su un terreno particolare: quello delle visioni, in cui “il segno si conferma di volta in volta nell’idea” e l’idea che ha fatto scattare “il disegno”, si perfezionai in una storia. I primi 50 numeri del libro contengono un’acquaforte originale di Simonetta, tirate sul torchio di Giorgio Upiglio, mentre le sue dieci tavole, litograficamente riprodotte, hanno avuto un intervento diretto dell’artista legnanese (ora residente a Spino d’Adda) sulle pellicole con l’aggiunta del colore Il volume, stampato su carta delle Cartiere Ventura  è una sorta di annotazioni critiche e diaristiche, suggerite a Luigi Cavallo dai ricordi dei suo passaggi a Moneglia,  Passo delle Cento Croci, Portovenere, Oltrepo, Torre del Lago, Levanto,  Elba, Milano, Orio Litta. Dieci in tutto gli interventi di Marcello Simonetta raccolti in altrettante tavole: Testa dell’imperatore, Passeggio nell’acqua, Testa e canne secche, Lo specchio del sole Come il mare, Al confine dei campi,Più oltre il cielo,  Simbiosi di piante, Variazioni di figura e Campo padano.

Dal volume riprendiamo la presentazione di Luigi Cavallo dedicata a Marcello Simonetta.

 
by Luigi Cavallo

C’è una forma che sorprende se stessa, che si rivela mentre diventa qualcosa di diverso da quanto poteva apparire in un primo momento. Non cambia la radice ma il tema dell’immagine. Uno spazio diventa sfera e poi testa. Una serie di linee parallele diventa rete e poi campo arato. La finale drammatica dei sillogismi si risolve, fatalmente, nelle cose riconoscibili, conosciute. Qualche confusa, o particolare, ragione, si conclude in una parola precisa: albero, testa, specchio. Le forme allora rientrano nel guscio della realtà, riproducono le apparenze. La sostanza iniziale di questa visione, che aveva fatto scattare il disegno, non è rimasta nella sua proprietà logica e pratica, ma si è tradotta in un diverso complesso di visioni o di immagini che sono sempre attinenti a quel sensibile progetto di comunicazione che si era deciso. La linea del contorno, o la linea stessa che è in solido contorno e narrazione, sostanza dell’immagine, segue la dinamica tavolta occasionale dell’artista, un motivo inedito, se non inaspettato, anche per lui. Ma sembra che il disegno, in questi casi ibridi dove convergono la ricerca e l’occasione, il pretesto e la predeterminazione, sia un gesto posteriore all’idea, che l’idea cresca col segno e ils egno si confermi di volta in volta nell’idea. Non ha poi grande importanza questa meccanica, quando i fogli vengono scelti dall’artista, riosservati come opera compiuta e da lì rielaborati con un lavoro di riadattamento e di messa a punto delle forme su quell’idea che, infine, si è formata. In questa genesi l’osservatore è escluso di solito. Simonetta invece porta con sè il lettore proprio in una storia che dubita se stessa, in forme che sono perfezionate nella prova, con disegni che stanno tra l’appunto e la conclusione. Potrebbero suonare in modo onomatopeico le sue immagini: la testa del campo è coltivata di luce, la caduta dei semi dall’albero, il suo dello spazio, dell’aria.

(Luigi Cavallo, .presentazione di  Marcello Simonetta in “Diari Paralleli, Milano 1975)

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