Mangione è figura che da decenni attraversa silenziosamente l’ arte di casa con un’operosità che diremmo “pudica”, mai esibita, esponendosi più alla disattenzione e alla sottovalutazione dei concittadini pur essendo un artista che ha sempre mostrato omogeneità di comportamento e di linguaggio, meritevole di attenzione non sbrigativa e superficiale Di lui si è in ogni caso scritto più volte volte: in occasione di sue mostre all’Arsenale di Bertonico, all’Oldrado da Ponte, della sua presenza alla Fiera di Parma, della personale al Conventino di Lodivecchio, della trasferta al Trasimeno eccetera.
Dopo lunga assenza dalle scene è tornato ora a esporre allo Spazio Arte Tiziano Zalli con una selezione di lavori che riassumono un’arco di attività dagli anni novanta ad oggi, una serie di paesaggi e bozzetti su carta, con cui dimostra l’appassionata elaborazione ch’egli dedica alla materia pittorica avviata dai tempi in cui era disegnatore tecnico alle Officine Gay a San Fereolo.
In passato era stato scritto di un’espressione sottratta alle radiazioni del colore e rivolta più a sottomettere l’occhio e la mente, a riflettere su un ordine tecnico. Risultata da un processo che, sospingeva collanti, gessi, acrilici e materiali diversi verso l’immagine, verso congiunzioni figurali in grado di dare senso alla costruzione formale.
Questo suo procedere non è venuto meno col tempo. Continuità e variazione restano punti determinanti che disegnano il percorso artistico. Ne disegnano una storia precisa e la sottraggono alla sottovalutazione.
Nel panorama figurale cittadino Mangione è dei pochi che sanno tenere omogeneità di comportamento e di linguaggio. L’esibizione in corso da dimostrazione della sua capacità nel tenere insieme manualità artigiana e abilità creativa, un linguaggio che non s’è fatto tentare da variazioni e mutamenti modaioli. Non c’è pertanto nulla di nuovo di dire di lui, se non che nelle sue opere trovano un consolidamento il senso della misura e della struttura. Alle pareti di via Polenghi il visitatore ammira esposti lesemplari consegnati da una tecnica compositiva in cui è primeggiante il gusto dell’applicazione. La rilevazione che ogni cosa (colore, materia, segno) è da lui collocata in funzione di immagine, compattezza. equilibrio.
L’artista è arrivato a consolidare una espressività senza estroversioni e aggressività, semplicemente materiata e consegnata dalla pratica e dalla sensibilità. A una pittura che è il risultato della capacità di fare: dell’abilità, della conoscenza, della predisposizione a una creatività sottile e puntuale come può essere l’ emergenza fisica delle trame contro la superficie, l’allineare spessori, il giocare con gli accostamenti e le modifiche, l’ affidare al segno interventi che tolgono l’ eccesso di fissità e rigidità.
Un orientamento rimasto compatto negli ann; una figurazione sorretta con stesure sensibili e delicate nelle intonazioni, con una materia e un colore quasi spalmati sulla superficie e l’introduzione del segno. I suoi paesaggi nascono da campiture d’intensità diverse, da un intreccio di forme ortogonali e orizzontali; articolate in segmenti e in angoli retti,le costruzioni traducono luoghi immaginari, combinando una poetica rappresentativa con una non figurativa.
La suggestione del colore è trascurata, mentre è lasciato spazio alle vibrazioni delle ‘tessere’ compositive. Mangione conduce tutto con precisionismo specialistico, conservandogli uno stupore intriso di intimismo e di silenzio, realizzando una pittura tattile, sensibile, che intriga l’occhio esperto e incanta quello meno esigente con una sua limpidezza piena, uniforme, e insinuante. (A.C.)
IL TEMPO DELLA FORMA. Personale di Domenico Mangione. Dal5 al 28 maggio p.v. a Bipielle Arte, Via Polenghi Lombardo – Spazio Tiziano Zalli, Lodi inaugurazione venerd=EC 5 maggio ore 17. Orari di apertura:gioved=EC e venerd=EC: 16-19;sabato e domenica 10-13 e 16-19