Con le difficoltà dell’attuale momento storico, che in Italia hanno fortemente rallentato anche l’interesse per l’attività artistica e culturale, potrà forse sorprendere che proprio nel lodigiano si stia mettendo in evidenza un artista ostinatamente deciso a rompere l’accerchiamento.
Muovendo controcorrente, infatti, Franco De Bernardi, codognese, ha ultimamente vinto a Padova il premio promosso dalla organizzazione patavina “Maison d’Art”, premio dedicato quest’anno al tema “maschere e colori del carnevale”. Inoltre, all’artista è stato consegnato il diploma honoris causa di “maestro d’arte” per meriti culturali e artistici, mentre una sua opera fa bella mostra agli Archivi del Novecento, vicina a quella di Lucio Fontana.
I percorsi dell’artista sembrano proprio avere raccolto l’interesse del “Centro artistico” presieduto da Carla d’Aquino Mineo tanto che al pittore è stato formalizzato anche l’invito speciale a partecipare ad alcuni progetti espositivi, in agenda a Roma e Padova.
In particolare hanno convinto l’ad dell’accademia patavina i lavori degli anni ’90, realizzati da De Bernardi con profondità di sguardo ed esperta manualità, concretizzati su legno bilaminato la tecnica dei colori ad acqua, appartenenti ai suoi vari “cicli”: ricerca, vibrazioni, estremo, etereo, pragma…
De Bernardi, è degli artisti laudensi quello che meglio esalta forme, tecniche e procedure, in cui materialità e immaterialità, lavorate su legno bilaminato, vetro e carta raggiungono effetti plastici e di massa di forte suggestione e coinvolgimento. .Attraverso tecniche spesso originali e impervie pratica una pittura di “livello alto”, di alta identità artistica e professionale. In cui manifesta forte vitalità energetica.
Disponendo materia sulla materia, seguendo una tecnica informale e con interventi tecnici studiati egli raggiunge effetti di “prospettivismo” che in definitiva aggiungono un evidente e forte rilievo plastico”. Le applicazioni introducono nei suoi lavori simboli vigorosi ed essenziali: la luce e le opacità spingono verso simbolismi diversi che richiamano di volta in volta il paesaggio, la natura, le stagioni, il tempo, portano in superficie un mondo sotterraneo, sepolto e sottinteso, a momenti anche immaginario, mitico.
In questa sua pittura, la gente coglie il sentimento lirico, la vocazione a far aderire ai dati fattuali della ricerca quelli della introspezione, ma anche il senso di una ‘liberazione’, concettuale e fisica, la rivelazione di processi che investono la trasformazione (il decadimento o la valorizzazione) della materia). Scelte che escludono in ogni caso strappi, lacerazioni, deliri e finzioni che furono di molti artisti astratto-informali.
Aldo Caserini
Congratulazioni e complimenti, Franco. Isa Ottobelli