I VOLTI DELLA POESIA: “”Neige pensée” di Amedeo Anelli. Traduzione di Irène Dubœuf


Amedeo Anelli. Neige Pensée, trad. di Irène Dubœuf. In copertina “Alfabeto” di Gino Gini

Irène Dubœuf, poeta francese di Saint-Étienne ha tradotto Neve pensata di Amedeo Anelli che la Libreria Ticinum Editore ha appena pubblicato col titolo Neige pensée e una copertina di Gino Gini. Collaboratrice di Dialogue, rivista di ricerca del gruppo francese GIFEN per la nuova istruzione, la Dubœuf ha premesso al volume – una settantina di pagine, suddivise in tre sezioni – Hivernal,In memoriam (a Daniela Cremona), Texture des corps– , che tradurre Neve pensata “c’est comprendre, au-delà d’un expression poètique particuliére, la culture philosophique ed esthé de l’auteur”, evidenziare che l’autore “ a recours à la poésie pour pénetrer au coeur des choses, le vivant comme l’inanimé, et faire ressentir au lecteur leur interdépendence dans des textes-miroirs…”

Neve pensata era stato pubblicato da Mursia nella collana diretta da Guido Oldani ed è la quinta raccolta di Anelli. In essa i ritmi sono in parte diversi rispetto le composizioni precedenti. Ora è più un ondeggiare pacato tra neve, sogno e silenzio – “i nutrimenti della terra viva di stagioni e di corpi vivi” – in cui senza difetto né timidezza compaiono gatti (Tone, Mimì, Guido, il Gatto-pera, Catullo, attenti ma fermi nella luce imperscrutabile degli occhi ) e altre specie (passeri, pettirossi, corvi, farfalle, falchi…) mentre nel paesaggio complessivo le dedicazioni agli amici conferiscono una curvatura ai versi illimpidendoli di affetti e simpatie.

Il volume in francese mette in evidenza le qualità di traduttrice della Dubœuf, consapevole di dover essere “la plus proche possibile” all’autore, alle strutture della sua poesia e fedele al suo pensiero nel restituire “la tonalità et la dimension rythmique”. C’è riuscita, almeno così a noi sembra. Anche se per lei non deve essere stato sempre facile, dovendo affrontare nei tre capitoli monotematici e monocromatici composizioni ritmicamente contrappuntati che offrono “un autoritratto del naturale”. Non abbreviano nodi tormentosi ma hanno il centro-motore in quell’impegno nel quale il poeta trova motivazioni per cimentarsi nella risonanza delle parole: l’ambiente, le stagioni, la natura, la volontà, la capacità continua, dinamica del comporre poesia.

Preposizioni fondamentali come quelle della natura, delle stagioni, dei nutrimenti della terra, rappresentano il perenne confronto dell’uomo con le pagine della vita, con la storia e i suoi valori, con il presente e il passato, avvalendosi di una rete di intuizioni affidate alla parola per cui la poesia diviene il terreno di confluenza e di proiezione del dialogo, della ricerca e della vita oltre che di motivi e percezioni puramente soggettivamente autobiografici.

Le ricerche iniziali di Anelli attorno al linguaggio hanno ormai lasciato campo a nuove funzioni ritmiche, a nuove tessiture dove accostamenti, appropriazioni, contrappunti valorizzano con “ampliamenti metrici, verbali, frasici” le parole, e fanno scorrere col chiarore delle idee il tempo e gli istanti, le cose e i viventi, gli affetti e le attese. L’interagire dei frammenti mette in linea una poesia pensata ricca del deposito di materiali e di idee il cui senso non è sempre facilmente determinabile. “Tutto va all’indietro/ come il tremo il paesaggio,/ se cambi posto fugge tutto in avanti”. I grigiori del cielo, le nebbie, le foglie e le guazze rugiadose, le piogge intense e minute, la neve – la neve sognata e la neve pensata-, le brezze, il gelo – il nutrimento di una terra vicina al Po’, forte di stagioni -: e poi i silenzi, il paesaggio, il tempo, la memoria, sono alcuni flash con cui interagiscono le proposizioni nell’agile volumetto che da più angolazioni munisce genesi a una quarantina di sillogi tradotte abilmente da Irène Dubœuf.

Aldo Caserini

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