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ADAM CINQUANTA / Artigianato & Arte

 VETRI CHE ECCITANO LA MENTE 

Adam Cinquanta ritocca un suo lavoro

Di Adam Cinquanta della omonima vetreria di Vizzolo Predabissi e  San Donato Milanese, non c’è molto da dire o da aggiungere a quanto non sia già stato detto o scritto in questi anni. Nel senso che la sua attività è cosa nota  un po’ a tutti, in Lombardia, in Italia e in certe zone nel mondo.
Ci sarebbe da dire invece molto della sua personalità di imprenditore artigiano, dinamico e inventivo, figura di alta specializzazione professionale, di scuola e formazione. I due momenti – quello della creatività artistica e dell’ imprenditorialità – sono parole chiave che in lui intrecciandosi mettono insieme azione e strategie per generare valore. Dalla rivoluzione industriale l’artista vetraio ha subito una profonda evoluzione, mantenendo alcune caratteristiche fondamentali, come la manualità e la conoscenza delle diverse tecniche di produzione. Cinquanta  da vero maestro vetraio, è anche un appassionato esperto dell’arte del vetro di qualità, oltree che un artiere  estroso e inventivo, autore di sortilegi figurativi, di tramandata esperienza che dal padre è arrivata al figlio in uno scambio di radici e paesaggi dell’anima.
E’ un inventivo, autore di progetti e disegni esclusivi, non di quelli che scomodano Freud e i suoi seguaci, ma che procurano stupore attraverso vetrate di grandi e piccola dimensioni, che trasmettono correnti invisibili di sussulti e spinte emotive. Un artista, dunque. Senza per questo togliere nulla all’abilità, alla sapienza, all’intelligenza e alla mano dell’artigiano.
La sua sintesi è quella dell’ “arte del fare arte”. Del progettare, disegnare, lavorare, produrre, ma anche del creare nuove procedure espressive, riorientare la ricerca attraverso il linguaggio in cui l’ossessione della qualità si incrocia certo con la competenza, ma anche con l’immaginazione e il rafforzamento della creatività, da corrispondere a esigenze estetiche tradizionali e a impulsi “innovativi”.
Con linguaggio un po’ desueto, questi prodotti venivano chiamati “invetriate”.  Oggi, che non ci si preoccupa più di sapere cosa sia l’artigianato artistico e neppure l’arte, e lo sconfinamento è giunto al punto di chiamare le due produzioni “oggetti” e “cose” (sia pure di intenti e scale diverse),  anche le vetrate d’arte, come il vetro artistico (vasellame, lampade, appliques di foggia classica o moderna, pezzi unici di oggettistica), sono entrati nel novero dei “prodotti”. Come anticipato dalla pop di Warhol. Come incoraggiato dal design. Così delle vetrate e delle competenze tecniche che le supportano s’è finito per dimenticare  tutto: storia, modelli, lettura, conoscenza dei vetri e delle loro peculiarità, processi di lavorazione, di assemblaggio, verifica, attrezzi professionali,   controllo ecc.
Solo riconoscendo all’artigianato artistico – che è produzione della mente e dell’immaginario dell’uomo unita a quelle della mano -, è facile guardare e apprezzare l’opera di Adam Cinquanta; indagarla, riflettere, seguire il filo dei pensieri che suggerisce. Immaginare il percorso storico,  distinguere gli elementi della sua originalità. Soprattutto provare quella sorta di felicità che dà il prodotto artistico quando fa correre i nostri pensieri.
Nei suoi lavori si condensano l’abilità dell’artiere di tradurre in immagini sentimenti e stupori, attraverso icone-feticci, illustrazioni, invenzioni che chiamano in causa l’occhio, senza  far nulla di concettuale. Il talento di Adam Cinquanta è nel saper chiamare in causa l’occhio, nel saper fare e dare al colore forza e suggestione d’incantamento. E’ uno che crede al colore, all’informale e alla tessitura, ai materiali. Per lui la vetrata è prima di tante altre cose arte del colore. Attraverso la scelta del colore e la pulsione dell’astrazione e del gioco costruisce figurazioni comunicative, in un certo senso magiche, che escludono ogni  elemento di turbativa. Pitture realizzate col vetro in cui gli elementi hanno compostezza, non rivelano tribolazioni o, angosce concettuali, sogni froidianamente intesi. Né fanno filosofia. Si compiacciono di piacere e intrattenere.

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