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L’arte ludica di Ettore Zocchi al “Bizzò” di Lodi

L’artista Ettore Zocchi

Ettore Zocchi si ripropone in questi giorni alla Caffetteria Bizzò in via Cavour a Lodi. Forse spinto dal desiderio di riprendere il successo sentimentale ottenuto dai suoi disegni lo scorso anno.
Di lui è già stato detto: milanese del 1939, lodigiano dal 1966, ex agente rappresentante, ex tipografo, dedito al tennis e alle attività sociali, Zocchi è autodidatta, di esperienza e mestiere oggi riconosciuti; noto soprattutto per praticare l’iconografia sacra, che alterna a pittura, disegno, acquerello: “una passione che mi diverte e mi permette di riempire ore del giorno e della notte”, dichiara il pittore..
Dunque un’arte ludica (disimpegnata o disobbligata) la sua. Non riconducibile a un qualche indirizzo confezionato ed etichettato. Nella nuova uscita Zocchi propone paesaggi e illustrazioni di taglio assolutamente popolare, realizzati con una varietà di tecniche di ben identificato involucro, che non spostano il campo del soggetto su nuove attenzioni e rispecchiamenti.
A partire dagli anni 2000 la sua attività figurale si è fatta vedere alla Libreria Rizzoli di Milano, alla chiesa dell’Incoronata, al Museo di Arte Sacra a Lodi, alla Chiesa di San Giorgio alla Maccastorna, a San Colombano, all’Oratorio dei santi Bassiano e Fereolo, alla Caffetteria delle Arti all’Albarola, al Bar Bizzoni di Lodi e in diverse collettive (all’Aquilone, a Santa Chiara, a Cascina Archinti) e concorsi.
Nell’arte paesaggistica e in quella genericamente figurale Zocchi dimostra di inseguire un bilanciamento tra materia e forma e segno, indispensabile a dare “fioritura poetica” alle rappresentazioni.
I soggetti presentati al “Bizzò” offrono tuttavia descrizioni a cui non sono estranei particolari e richiami post-impressionisti. Ma a convincere sono i lavori che trasmettono un messaggio asciutto e che fanno cogliere quanto di semplice, vitale e umano può esserci nell’ambiente naturale.
Zocchi insiste su motivi precisi. Guarda a quelli nostrani dei luoghi, che coglie nei particolari evidenti e nascosti. Non sempre incontrando l’adesione dell’amoroso visitatore. Che a volte è interessato alle modalità di esposizione o si accontenta di un lirico canto coloristico anziché dalla esplorazione, che col tempo muta l’angolo di osservazione e può muovere parametri diversi.
E’ una pittura senza lasciti culturali, se non il ricordo sentimentale dei possibili luoghi che evocano sensazioni ora gioiose ora malinconiche, mai tristi. L’esperienza della natura è l’unica che si sente immediata in Zocchi, pittore di misura descrittiva, che non rinuncia alla tradizione. Negarla per lui equivarrebbe annullare se stesso, le proprie persuasioni, i propri valori.

 

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ETTORE ZOCCHI, il potere del paesaggio

L'artista Ettore Zocchi

L’artista Ettore Zocchi

Esauriti i momenti delle vacanze e dei suoi “riti”, compreso l’album dei ricordi delle immagini e delle emozioni legate a spiagge, luoghi esotici, valli, colline e, laghi, lasciati alberghi e villaggi dai nomi evocativi, lo sguardo torna a riposizionarsi su scorci, paesaggi e luoghi casalinghi teatro della vita di tutti i giorni, che sono dentro alla vita di ognuno. Ce lo ricorderanno le immagini con cui Ettore Zocchi, apre a settembre la stagione della Caffetteria Bizzò in via Cavour a Lodi, presentando una serie di suoi lavori.
Pittore autodidatta, ex agente rappresentante, ex tipografo, dedito al tennis e alle attività sociali, Zocchi è noto soprattutto per praticare con successo l’iconografia sacra. L’alterna a quella più dilettevole della pittura ad olio, del disegno e dell’acquerello realizzando paesaggi, illustrazioni, ritratti che raccolgono sempre ampiezza di consensi popolari. Lo fa con varietà di tecniche e di linguaggi che a loro volta forniscono un ben identificato involucro di mestiere, probità e idee.
Suoi lavori sono già stati presentati alla Libreria Rizzoli in galleria a Milano, alla chiesa dell’Incoronata, al Museo di Arte Sacra a Lodi, alla Chiesa di San Giorgio alla Maccastorna, a San Colombano, all’oratorio dei santi Bassiano e Fereolo, alla Caffetteria delle Arti all’Albarola e in altre esposizioni individuali e collettive, raccogliendo sempre apprezzamenti e consensi. e nell’arte iconografica l’artiere-artista pensa, immagina e opera nei limiti che la scrittura iconica gli impone, nell’arte paesaggistica e in quella più genericamente figurale il disegno e la pittura rivelano coerenza di equilibrio tra materia e forma della rappresentazione. Il gruppo dei soggetti che andranno in mostra da Raffaele Bizzoni in via Cavour realizzano un amalgama espressivo, in cui la narrazione si priva di ogni retorica localistico e si riscatta di poesia colorata attraverso l’organizzazione formale, con percezioni ed equilibri tonali ed anche di memoria interiore e sentimenti sicuri. L’ artista punta a convincere attraverso il nitore dei paesaggi delle cose di casa, per mezzo di immagini che trasferiscono un messaggio selezionato e asciutto ma umanissimo, rappresentare con ricchezza di effetti preziosi. Gli elementi delle sue descrizioni fanno cogliere la magia di quanto è semplice, vitale e umano nel vivere quotidiano. Suggeriscono impressioni intime, meditative e liriche, che permettono ai fruitori di porsi in rapporto con un tempo figurale “diverso”. Zocchi insiste su motivi precisi, che non sono il vespro, la sera, la nube, l’allegoria e altre cose che si possono trovare nella produzione corrente. La sua rappresentazione è rivolta più ai motivi del nostrani dei luoghi, esplorati e colti nei particolari, quelli evidenti e quelli più segreti, in modo libero e sereno. La sua pittura vuol persuadere attraverso modalità di comprensione, che alla figura non chiedono lacerazioni, ma una libertà di rappresentazione, impiegando con moderazione quegli aggettivi che nel giudizio comune della gente sono solo una mortificazione.

Nota apparsa sul quotidiano IL CITTADINO  17 agosto 2016

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