Quanta pittura ai nostri giorni è “impegnata”? Non nel senso di politicamente o polemicamente engagèe , ma eticamente impegnata a formulare un’immagine che non sia semplice esercitazione lessicale tecnico-sperimentale, ma espressione di una autentica ricerca di rispecchiamento esteso a tutta l’umanità, non sia perciò solo documento solitario individuale ma manifestazione comunicabile al prossimo, agli altri, al mondo? Forse, una risposta si può estrarre dalla bella mostra inaugurata sabato a Bipielle Arte da due artisti che affrontano temi umanissimi, psicologici, patetici che riguardano l’uomo e la sua figura, il suo bisogno di speranza e di riscatto, trasmessi in maniera più o meno diretta, più o meno traslata o allusiva. Uno è un maestro bergamasco, già docente nella “cugina” Crema e ora all’Accademia Santa Giulia di Brescia, un narratore “certificato” su una linea classicheggiante, impegnato a dare alle immagini significazioni simboliche ed estensive in chiave filologica; l’altra è una pittrice locale, di derivazione neo-realista e d’ispirazione vagamente letteraria, disposta a dare significato a visioni soggettive e interiori. Questi in sintesi gli stimoli della figuratività che Adriano Rossoni e Ilia Rubini offrono nella mostra allo spazio di via Polenghi Lombardo.
L’artista bergamasco è noto per lo stile, gli interessi culturali, il percorso artistico, per essere artefice di una figurazione impregnata di “pensiero”. Nel lodigiano è stato visto più volte negli ultimi tre anni: all’ex-chiesa di San Cristoforo in una personale sul mito classico e una seconda volta con uno straordinario telero di 14 metri per 6 dedicato alla Risurrezione, mentre una terza presentazione è stata dedicata a Ulisse e ai migranti vittime di viaggi disperati.
I lavori in Bipielle (sanguigne su carta bianca, con acrilico su tela, matite r conté su fondo grigio, matite e pastelli ad olio ecc.) ribadiscono pertanto un’arte di qualità grafica alta e di senso, che si intreccia in vario modo a narrazioni e a corpi, in cui il visitatore ritrova sentimenti, impulsi ed emozioni e l’artista fa incontrare la ragione (la filosofia) e il quotidiano (il momento, il batter d’occhio, la poesia), e, più spesso, la memoria, la storia.Diversi quelli della Rubini, che vanno incontro più a un gusto di recupero letterario giostrato in chiave realistica, a cui è concessa qualche tentazione esibitiva. Si tratta di lavori in cui è prevalente un senso visivamente monocorde. Gli oli più impegnativi nascono da una lettura della vita in cui convergono richiami a certo figurativo “impegnato”, intrappolano espressioni e sensibilità nel il monocromatismo. La poetica e la pittura non convergono nelle declinazioni con quelle di Rossoni. sono espressivamente e suggestivamente diverse, ma non si disturbano. La Rubini è più posizionata nel dare valore a verità soggettive, a creare sottili e misteriosi contrappunti attraverso i simboli. Nella sua arte si riconosce un momento storico di precise preferenze estetiche, di cui mostra radici come poche ai nostri giorni capita di vedere, di profonda e vissuta esperienza.
(Nota pubblicata sul quotidiano del Lodigiano e Sudmilano “il Cittadino” il 18 gennaio 2016)