L’aspetto robusto e imponente delle figure di Ilia Rubini al Calicantus Bistrot, più che al bombardamento di immagini caratteristiche del mondo pop del momento, che sembra guidare l’arte nella finzione della pittura attuale, confina con la rappresentazione scenografica, quella che ancora suscita con la sua prensilità, il gusto di una visività integra, che occupa l’occhio e accendere di visioni e fantasie le capacità immaginative del fruitore.
Per precisare, qui la poetica dell’artista di Corno Giovine sembra legarsi alle infinite diversità (anche letterarie) della pittura di richiamo simbolico delle nostre avanguardie più autentiche, e sempre più dell’uomo, dell’artista, del personaggio Rubini, senza escludere qualche intenzione di recitazione esibitiva.
“Il centauro”, “Il tempo”, “Bolero”, “Pater”, “Destino”, “Da spettatore a protagonista” appartengono – per senso visivamente monocorde – alla serie messa in moto con “La commedia della vita” all’Angelo e precedentemente a San Colombano al Lambro e a Crema, mantenendone tutta la carica di simbolismi letterari, introspettivi, metafisici, psichici, interiori.
Al Calicantus è declinata una pittura che nasce non dalla quotidianità o dalla cronaca, ma dalla “lettura” della vita in cui convergono richiami e collegamenti all’immagine “magistrale” di certi maestri e insieme un certo realismo psicologico, con cui l’artista dimostra d’intrappolare espressioni e sensibilità. Lo stesso monocromatismo funge da lente d’ingrandimento e aiuta a cogliere l’impronta dell’animo umano.