Adriano Rossoni, è un pittore choccante. Riservato, instancabile, razionale, di “spessore”. Così si diceva, una volta. Diplomato in pittura a Brera é da anni docente all’accademia di Santa Giulia a Brescia dove insegna oltre che pittura e scultura, grafica video e multimedialità. Appartiene a una generazione oggi al bando, quella dei pittori che sanno tener congiunti disegno, sapienza espressiva e contenuti; che coltivano la filosofia del fare, la passione per l’artigianalità dell’arte, la tensione espressiva e la visione mitica del mondo. Con questa Rossoni spiega gli eventi a partire dagli dèi, ma li racconta legandovi l’essenza dei comportamenti attuali.
Decisamente un pittore che muove controcorrente. Per stile, cultura, cammino, sapienza. Uno che non teme di andare contro moda. Orgoglioso di praticare una figurazione narrativa, ostinatamente classica e, nello stesso tempo, investita di mitologia e di sacralità, ricca di “pensiero” da rappresentare senz’altro la massima antitesi a certo modo attuale di fare arte.
Per questo può sorprendere vederlo contestualizzato all’interno di Naturarte, che nelle sue ultime edizioni era parsa procedere su espressioni piuttosto deboli, se non esangui. La scoperta dell’artista bresciano – si fa per dire, dal momento che Rossoni è stato protagonista a Crema di importanti iniziative che hanno meritato attenzione anche fuori confine – è tutto merito di Ambrogio Ferrari di Magazzini dell’Arte e della Galleria Oldrado da Ponte che lo ha proposto e sostenuto, arrivando ad allestire questa mostra che dà luce al San Cristoforo e lo fa conoscere ai lodigiani artefice di un’arte fatta qualità grafica e di “senso” affidata a figure non di “un altro tempo”, ma a figure che intrecciandosi in vario modo generano rappresentazioni e sentimenti di quotidianità.
Rossoni è uno dei pochi che muovono da una poetica, sorretta da una filosofia. I visitatori del S. Cristoforo sono invitati a leggere quel foglietto che trovano all’ingresso del San Cristoforo. In esso è spiegato con quale sguardo egli indaga il mondo, come lo interpreta, con quali convinzioni, come in certi lavori ricompatta il gusto per la tradizione del racconto mitologico e le disserzioni dell’attualità.
“Gli dei ci hanno abbandonato e il mondo ha perso il suo incanto”, scriveva non molto tempo fa un filosofo lamentando la sparizione del mito dalla nostra cultura. Con la sua arte Rossoni dimostra che i contenuti mitici continuano ad abitare i nostri sogni, le nostre passioni, le nostre angosce. Ci fa ritrovare di essi l’origine, i luoghi i nomi. Coi simboli e le allegorie ci fa svolgere lo sguardo al cielo. Tutto senza uscire dal suo studio, senza conferire diversità ambientale alle sue figurazioni. Avvalendosi solo del disegno. Convincendo, anzi entusiasmando. Per l’uso maestro che fa del pastello e della grafite in rapporto al fatto disegnativo, alle prospettive pittoriche, al sistema logico dell’immagine; per certi tratti illusionistici da grande manierista con cui esalta le cognizioni costruttive e scenografiche. Quelle iconografiche e le “invenzioni” Il suo è un disegno nel quale non si fatica a cogliere metodo, perfezionamento, critica, apertura alle esigenze, procedimento, originalità e personalità. Insomma, è una mostra da vedere.