LA BATTAGLIA DEL PONTE DI LODI


 

A.Appiani, Napoleone alla Battaglia di LOdi

 ANDREA APPIANI IL CELEBRATORE

DEL DOMINIO NAPOLEONICO

Ai musei non si chiede più di essere attraenti e “appealing”. Di tenerli aperti le feste comandate, come reclamano coloro che i musei non li frequentano. Per parlare di riconquistata vitalità ci vuole altro, non basta lavorare di cazzuola. Serve una politica di arricchimento e di aggiornamento del patrimonio. Possibilmente trasparente, secondo un disegno che ne definisca il percorso e le linee con criteri plausibili, ne fissi i parametri storici e di qualità, avendo cura di tenere ben alta la guardia contro gli  “esperti’ postulanti”
In attesa che i progetti di ricostruzione degli ambienti arrivino a compimento anche a Lodi, motivi d’interesse si possono sempre recuperare altrove, la dove  l’attenzione per il patrimonio artistico viene spesso tradotta in acquisizioni importanti. Palazzo Reale di Milano si è arricchito di una grande tempera inedita di Andrea Appiani sui Fasti di Napoleone e la battaglia di Lodi  del 1786.

Autoritratto di Andrea Appiani

L’opera consente di vedere da vicino, seppure attraverso un modello in scala ridotta, ciò che erano le splendide pitture monocrome dei Fasti di Napoleone lungo la balaustra della Sala delle Cariatidi distrutte dalla guerra nel 1943. Il valore documentario dell’opera è innegabile. Ed è un “pezzo” della storia di Lodi. Ma l’ acquisito del Comune di Milano è anche uno splendido dipinto che permette di conoscere in fondo lo stile dell’Appiani, cioè del massimo rappresentante italiano della pittura neoclassica, celebratore del dominio napoleonico in Italia.
Della pittura neoclassica s’è oggi un po’ perduta cognizione. Ne avevano, invece, ai loro tempi, i nostri Pietro Bignami e Angelo Pietrasanta entrambi allievi e poi amici di Francesco Hayez, la cui adesione alla pittura neoclassica storica non fu né debole né breve. Bignami e Pietrasanta furono anch’essi partecipi delle tematiche storico-eroiche dell’epoca, e, tra l’altro, furono co-autori dell’affresco nell’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele.
Di Pietro Bignami è la grande tela “La battaglia del ponte sull’Adda a Lodi” che si trova al Museo Civico, realizzata sulle tracce delle varie incisioni pubblicate sull’avvenimento e, in particolare, sui disegni eseguiti da artisti al seguito di Napoleone, fra i quali Bacler Dalbe. L’opera ha un carattere piuttosto scenografico: presenta in primo piano immagini di piccoli scontri, grandi nuvole apocalittiche che si aggirano in cielo e colori di un tramonto di fuoco.
Altro è lo stile e il sapore de La battaglia di Lodi dell’Appiani, per il quale il canone era termine vivo del linguaggio. Al contrario degli artisti coevi, che usavano dipingere monocromi a imitazione dei bassorilievi, con superfici definite da contorni netti e taglienti, egli si avvaleva di una stesura vibrante, rialzata da vivide lumeggiature, che regalano a questo dipinto (il più rifinito fra i disegni preparatori per i Fasti, e forse addirittura un modello da sottoporre al committente), una vivacità e un ritmo di incredibile intensità.
Come in un fotogramma la figura di Napoleone a cavallo è “bloccata” mentre attorno la scena si muove con il ritmo concitato di una carica di cavalleria. Un espediente geniale che fa di lui un eroe antico, rievocando, come nota Fernando Mazzocca, la figura di Costantino dipinta da Giulio Romano delle Stanze Vaticane.
Il milanese non fu solo pittore, ma musicista, uomo riccamente umano e di vasta cultura. Apparteneva all’élite intellettuale della città, legato al Parini, al Piermarini a Monti e a Foscolo. Nella sua vasta produzione pittura storica e pittura mitologica si intrecciano insieme alla ritrattistica. Un po’ quel che fece il Bignami, nato una cinquantina d’anni dopo, ma che ebbe modo di ammirare il ciclo di Psiche nella Rotonda della Villa Reale di Monza e gli affreschi nelle lunette nella cupola di San Carlo, dichiarandosene suggestionato.
Del neoclassicismo del lodigiano, chiaramente più influenzato dalla scuola dell’Hayez e già con tracce romantiche, si hanno impronte nel “Barnabò Visconti” smarrito nei boschi di Lodi che si trova in Municipio a Lodi e nel “Priamo che supplica Achille” per avere di ritorno il corpo di Ettore che si trova al Museo. Nella prima cappella della Cattedrale, a destra entrando, invece, ci sono ancora, deteriorati, due affreschi. Per uno che fece parte e diede molto a Lodi e alla Deputazione Storico Artistica della Biblioteca e del Museo, non è il massimo.
Tracce neoclassiche si hanno anche nella vasta attività dei pittore aulico e ritrattista Angelo Pietrasanta, influenzato più dal Faruffini e  dall’Hayez, prima di avvicinarsi alle correnti di richiamo macchiaiolo. Di tale ambientazione è appunto la “Lucrezia Borgia”.
La battaglia del ponte di Lodi, prima del ritrovamento e dell’acquisto della tempera dell’Appiani era documentata solo da belle incisioni ottocentesche e dalle lastre fotografiche del Civico Gabinetto Fotografico del Castello Sforzesco. L’originale aveva fatto parte di una sequenza di trentanove grandi pannelli a olio su tela sulle vicende dell’ascesa del futuro imperatore, sin dalla prima campagna d’Italia del 1796.

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